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Una mattina, i bambini di una classe IV si trovarono per andare in gita al Giardino dei Tarocchi di Capalbio. Arrivati, scesero dal pullman, si guardarono intorno e videro un fantastico posto. La guida gli fece visitare il parco. Dopo la visita, la classe si mise a sedere su un prato fiorito e pranzò discutendo di cosa aveva visto, quando a un tratto sentì dei guaiti che si facevano sempre più forti ma non capì da dove provenissero. Insospettita la classe avvisò le maestre e insieme andarono a controllare. Intanto da un cespuglio sbucò una codina davvero carina. I bambini, dopo aver sentito nuovamente i guaiti e riuscendo a capirne la provenienza, aprirono il cespuglio e Sophia contò otto cuccioli di cane: il primo era bianco a macchie nere, l’altro marrone striato d’oro con una macchia sull’occhio, il terzo color miele, il quarto tigrato, il quinto tutto bianco con il pelo lungo, il sesto tutto nero, il settimo marrone con il pelo corto e l’ultimo, più piccolo, aveva il pelo grigio e gli occhi celesti. I bambini cercarono la mamma e non la trovarono: li aveva abbandonati. Durante il tragitto di ritorno i cuccioli misero tutto a soqquadro: mordevano gli zaini, facevano la pipì sui sedili e quando arrivarono a scuola le altre maestre rimasero sbalordite per il chiasso. I cuccioli furono distribuiti a Gianluca, che prese quello tigrato chiamandolo Leone; Giulio a cui fu affidato quello oro di nome King, ritenuto il più prezioso; a Mattia toccò Oscar, il più piccolo; Anna lo chiamò Fiocco perché era bianco; Arianna lo chiamò Macchia, per le sue macchie; Gaia lo chiamò Maya; Marta lo chiamò Luna e Andrea Nerone, per il colore del pelo. Decisero di incontrarsi tre volte alla settimana per curare insieme i cuccioli. Dopo le elementari i bimbi non si trovarono più. Qualche anno dopo, alla festa del diploma, si incontrarono con il proprio cane che riconobbe gli altri bimbi facendogli un sacco di feste. Così l’affetto e l’amicizia fra i bambini e i cani non terminò mai.