“Una storia vera: Cooper”

Ciao, sono Cooper e questa è la mia storia.

L’ho raccontata, attraverso la voce della mia “mamma umana” ai bambini della II “A” dell’Istituto Comprensivo Pascoli di Milano.

Sono un pastore tedesco nato in un allevamento di cani da utilità.

Eravamo una bella cucciolata, molto monella come i miei amici, gli alunni della classe della mamma! Ambra, la mia mamma cane, non aveva un bel carattere: ci morsicava, non voleva allattarci, insomma, non è stato bello sentirci rifiutati. A sei mesi ho cominciato a partecipare a giochi talvolta divertenti, altri meno, ma l’allevatore era severo e bisognava ubbidire. I miei fratelli erano fantastici: io? Un po’ meno. Mi sforzavo, ma non ero alla loro altezza.

Ho passato due prove da sparo: impassibile, nessuna paura. Poi sono arrivati altri test legati alle capacità del mio tartufo. Nulla o quasi. Il mio padrone non era più fiero di me. Nell’arco di un paio di mesi ho visto i miei fratelli partire in missione. Io? In una gabbia. La gabbia è brutta, fredda, si è soli.

Ho trascorso mesi così: sapevo che non sarei potuto diventare né utile né accattivante per nessuno sino a quel luglio di otto anni fa.

Era sabato, l’allevatore ha aperto la gabbia e mi ha fatto uscire: c’era una donna. Era triste, aveva perso da poco il suo cane. Il mio padrone le diceva: “Non è un granché, questo. Ha il pedigree, ma non vale nulla: non ha olfatto, non fa la guardia, per me è un peso”.

La signora mi ha sorriso e ha affermato che cercava proprio un cane così: equilibrato, non aggressivo e… non le importava nulla del mio naso!

Mi hanno portato a Milano in una casa. Mai più gabbia, mai più freddo, mai più emarginazione. Sono quello che sono: non sono riuscito a salvare persone con azioni eroiche, ma ho curato e guarito il cuore della mia mamma.

A me basta questo.

                                                                                                 

                                                                                            Cooper